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Il racconto della prima messa di San Massimiliano Kolbe

di Antonio Tarallo

Primavera 1918, Roma. Ai primi di aprile viene annunciato a San Massimiliano Kolbe – il martire ucciso ad Auschwitz, consegnandosi ai nazisti al posto di un padre di famiglia – che l’ordinazione sacerdotale è stabilita per il 28 aprile. “Il sacerdote è un altro Cristo. Annuncia il Crocifisso con l’esempio e la parola”, queste le parole di profondo rispetto e amore per l’imminente dono dell’ordinazione.

Massimiliano trascorre molto tempo a pregare, per prepararsi a tale evento. In ginocchio, nella solitudine della sua cella, medita sulla sua vita. Il suo percorso verso l’altare era iniziato ventiquattro anni prima.

Viene ordinato domenica 28 aprile 1918, la quarta domenica dopo Pasqua, dal cardinale vicario Basilio Pompilj nella chiesa di Sant’Andrea della Valle. Tornato in collegio, Massimiliano, subito però viene colto da altro pensiero: la sua prima messa avverrà il giorno dopo. La prima volta che spezzerà il pane eucaristico e berrà dal santo calice, il sangue del Cristo.

“La conversione di Ratisbonne in quella chiesa, grazie alla visione della Vergine Maria, e l’influenza che la medaglia miracolosa ha avuto su di lui mi hanno sempre affascinato. Tutti i membri della Milizia dell’Immacolata portano la medaglia miracolosa. La conversione di Ratisbonne attraverso questa medaglia e la visione della Vergine Maria sono collegate con questa chiesa. Questo è il luogo appropriato per la mia prima Messa”.

San Massimiliano parla della Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, a pochi passi da Piazza di Spagna. E’ qui che la Vergine Maria è comparsa all’ebreo Ratisbonne, il 20 gennaio 1842. Il legame tra Massimiliano e questa chiesa, dunque, ha un filo conduttore che non poteva non essere che Maria. Facilmente, lo immaginiamo più volte essere stato lì, durante gli anni romani di studio, in quel luogo dove si respira la presenza di Maria, a pregare davanti all’immagine della Madonna del Miracolo.

E ai piedi di quella immagine, all’altare “privilegiatum”, il 29 aprile 1918, padre Massimiliano celebra la sua prima messa. Il “ricordino” della sua prima messa – preziosa reliquia concessa gentilmente da Padre Francesco Trebisonda, attuale parroco del famoso santuario romano, custodito dai Frati dell’Ordine dei Minimi – suscita, oserei dire, una tenerezza “da prima comunione”. Sul fronte, l’immagine scelta, sembra già indicarci il carisma dell’intero sacerdozio di San Massimiliano, mansuetudine francescana e affidamento al Padre.

Un ragazzo, giovane, è vicino a Cristo che tiene in mano l’Eucarestia. Il ragazzo è ritratto nell’atto di appoggiarsi alla spalla di Gesù, e ricorda molto l’apostolo Giovanni, nell’Ultima Cena. Sotto questa scena, in lingua polacca, è scritto: “Questo giorno sarà un giorno di felicità per noi e la memoria di esso rimanga per sempre nei nostri cuori”.

E, nel retro: “Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è mai la mia casa, perché tu mi abbia fatto arrivare fino a questo punto?” (2Sam 7,18). “Mio Dio e mio tutto”. Ricordo della prima Messa celebrata da padre Massimiliano Maria Kolbe, francescano all’altare dove Maria l’Immacolata si è degnata di apparire a Ratisbonne. Concedimi di lodarti, o Vergine santa. Dammi forza contro i tuoi nemici. Roma, 29 aprile 1918”.

In quel giorno, il sacerdote polacco, cominciò a tenere un registro delle messe. In alto al centro della prima pagina disegnò una croce di colore rosso. La prima messa di Massimiliano non fu celebrata per i suoi genitori o i suoi insegnanti – come era consuetudine – ma per la conversione di tale Sara Petkowicz (non sappiamo nulla di lei), per gli scismatici, i non cattolici e i massoni.

Massimiliano Kolbe si rivolse così a padre Giuseppe Pal, un confondatore della Milizia dell’Immacolata: “L’intenzione della mia prima Messa deve corrispondere agli obiettivi missionari della Milizia dell’Immacolata. Con la mia prima Messa ho voluto ribadire l’ambizione della M.I. di conquistare il mondo intero a Cristo attraverso Maria. È in questo servizio che possiamo seguire l’esempio del Signore Gesù sommo Sacerdote consacrando noi stessi a Dio e sacrificandoci nell’amore per il bene dei nostri simili”.

Dove celebrerai la tua seconda Messa, padre Massimiliano?” domandò padre Giuseppe. E Massimiliano rispose, senza indugio: “In basilica, sulla tomba del martire san Pietro e primo vicario del Signore. L’intenzione della mia seconda Messa sarà per la grazia dell’apostolato del martirio”. San Massimiliano verrà ucciso ad Auschwitz, il 14 agosto 1941. E’ ricordato nel calendario liturgico come “sacerdote e martire”.


Antonio Tarallo

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